Mentre un giovane Napoletano, ferito a morte, lottava per sopravvivere, un altro napoletano in Televisione prendeva la scena: Genny la Carogna. Un ultra’ che impediva la partita Napoli Fiorentina (Finale di Coppa Italia) e quindi una festa per i tifosi napoletani. Di colui che aveva sparato nessuna traccia, di che cosa seriamente fosse accaduto nessuna informazione.
Come in un oblio televisivo durante la partita e dopo, il tema era Genny e le sue imprese; per giorni, si e’ scavato sulla sua vita e se ci fosse stata trattativa. L’immagine di Genny era l’immagine di Napoli.
In questa assurda coreografia erano inserite come comparse le piu’ alte cariche dello stato che partecipavano passive alla grande farsa.
Intanto Ciro Esposito moriva, ed ancora oggi i fatti e le responsabilita’ non sono state precisamente definite.
Come un gioco della sorte, nome piu’ simbolico non poteva avere CIRO ESPOSITO, il nome e il cognome piu’ comuni della citta’.
In effetti questo giovane Napoletano incarna l’altra Napoli, quella semplice, quasi banale, che va allo stadio solo per vedere la partita, per poche ore di gioia giovanile. Un ragazzo semplicemente fidanzato, uno di noi, uno dei nostri figli.
Per lui non c’e’ stata cronaca, non ci sono stati studi televisivi alla ricerca del suo passato.
Questa Napoli che muore senza colpe non interessa nessuno, perche’ non incarna la tipologia della Napoli che si vuole rappresentare.
La Napoli buona e’ ben rappresentata da CIRO, ma anche dalla Sua Famiglia che, piegata dal dolore, chiede solo pace, serenita’.
Ciro Esposito poteva essere uno dei nostri figli, il suo nome diventi emblema di una Napoli troppo silenziosa, troppo passiva e troppo abusata. Una Napoli che pretende giustizia e che non vuole e non deve dimenticare il Sorriso di un altro suo giovane morto senza colpe.