Una grande impresa, nemmeno più italiana al 100%, la Fiat, ha deciso di investire ancora sulla fabbrica di Pomigliano, ponendo condizioni.Mi preme l’argomento, perchè avrà un’incidenza impressionante sull’occupazione al Sud, diretta ed indiretta, ma anche perchè potrebbe introdurre significativi cambiamenti nella dialettica tra impresa e lavoratori, cambiamenti indispensabili per la sopravvivenza dell’Italia imprenditrice, in uno scenario globale, nel quale ormai si vive.
Il primo punto su cui nessuno si è soffermato è l’indipendenza, della decisione, dal supporto finanziario statale e regionale. Fiat, cioè, investirà perchè ritiene vantaggioso farlo, purché ci siano condizioni predefinite.

Insomma, diversamente dal passato, non è l’agevolazione statale, l’incentivo ad investire, ma una precisa scelta strategica, che fa ritenere al managment di Fiat, Pomigliano, un sito industriale, che rispettando, le opportune condizioni, possa essere competitivo, con altri siti nel mondo.
E questo mi sembra un punto non da poco, per un Sud che ha visto investimenti di grandi industrie, durare poco più della durata della sovvenzione, perchè dietro, non c’era alcuna politica industriale di lungo respiro.
Si può obiettare, però che il lavoro, venga pagato caro, che la Fiat imponga un ricatto.
Ma queste sono le condizioni di Fiat, o sono le condizioni che un mercato globalizzato impone?

E’ evidente, credo anche e soprattutto ai lavoratori di imprese che producono prodotti per il mercato, che l’est e l’ovest, la ricca Europa e l’est europeo ed asiatico siano ormai a stretto contatto per effetto di un processo globale che rende i mercati, sempre più vicini.
Non si può più prescindere da questa realtà, al contrario bisogna prenderne atto rapidamente. Viviamo in un momento di grande mutamento sociale in cui l’Europa, pigra e ricca, soffre per uno stato sociale troppo costoso, per un debito troppo elevato, per un irrigidimento nella contrattualistica del lavoro, e per una pressione che viene da paesi, con un costo del lavoro più basso, con una scolarità di ottimo livello, con aggressività ed orgoglio, di chi pretende un proprio ruolo in questa nuova organizzazione mondiale.
Ma non basta. Nuove realtà come il nord Africa, si stanno affacciando verso l’Europa, stati che in passato hanno giocato un ruolo determinante nell’economia europea.
E’ cambiato il contesto, dovranno cambiare le regole, se vorremo semplicemente sopravvivere.

Pomigliano è un’occasione di cambiamento. E’ un’opportunità per gli ingegneri e gli operai di Fiat di provare ad adeguare il proprio modello di lavoro ed organizzativo, affinché sia vincente anche nei confronti dei contesti dei paesi emergenti. Non è detto che l’accettazione delle condizioni basti a vincere la sfida mondiale, ma sicuramente ha buone probabilità di riuscita.
Non solo. Domani sarà difficile, se non impossibile che un investimento possa essere promosso con delle condizioni da rispettare. Sempre più in futuro, il territorio, la sua logistica, le capacità tecniche degli ingegneri, degli operai, dovranno essere già perfettamente adeguate, affinché il mercato spontaneamente ne sia attratto. E l’esperienza Pomigliano, in una logica di competitività mondiale potrebbe creare i presupposti virtuosi di una crescita locale , per l’eccellenza creata.
Se cambia il contesto, deve cambiare il modello di rappresentatività delle imprese.
E’ preoccupante che un sindacato, in modo autonomo, porti avanti una trattativa così vitale, senza che prima non ne abbia condiviso la scelta con la realtà lavorativa. I referendum andrebbero fatti prima, affinché chi rappresenta, lo faccia con una delega chiara, e con una missione ben precisa. Per il popolo di Pomigliano è fondamentale comprendere quanto siano realmente rappresentati i loro, e solo, i loro interessi.
Il referendum rappresenterà in modo evidente con una maggioranza superiore al 95% che il primo diritto che i lavoratori pretendono che venga rispettato, sia quello del diritto al lavoro.
Il restante 5% dimostrerà la presenza di quella parte di lavoratori presenti a Pomigliano per clientela politica, o peggio per appartenenza al malaffare locale. Se così fosse, se ne ricaverebbe un ulteriore messaggio, che il popolo delle persone perbene, degli operai che gridavano di avere competenza, dovranno anche in futuro fare sentire costantemente la loro voce e la loro presenza.

Infine l’ultima questione.
Il dott. Marchionne ha dimostrato grande serietà e credibilità. E’ difficile godere della stima dei potenti e contemporaneamente essere applaudito dagli operai della Chrysler. La sua responsabilità è grande domani che l’accordo ci sarà , quando si dovranno scegliere i manager a cui affidare 700 milioni di investimento e la dignità di gente che si è sottoposta a sacrifici, per il solo diritto di lavorare.
Troppo spesso chi ha gestito le imprese del Sud, non conosceva il Sud, ed era pieno di convinzioni e pregiudizi sulla laboriosità dei meridionali, gli stessi che con grande dignità hanno fatto grandi le imprese del nord.
E’ su questo managment, che la Fiat, e gli operai di Pomigliano si giocheranno un pezzo di futuro, un primo pezzo di futuro, che finalmente potrebbe dare prospettiva anche ai propri figli.

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